Acquistare e rivendere un immobile all'asta: vantaggi, regole e considerazioni fiscali
- Capital House Bologna
- 24 set 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Il mercato delle aste immobiliari sta guadagnando sempre più attenzione tra chi è alla ricerca di una casa o di un investimento. Comprare un immobile all’asta può essere un’opportunità per aggiudicarsi un affare, spesso a prezzi più bassi rispetto al mercato tradizionale. In alcuni casi, questo permette agli acquirenti di accedere a metrature più ampie o di spostarsi in zone più esclusive, altrimenti inaccessibili con i normali canali di compravendita.

Tuttavia, una volta acquistato l’immobile, sorgono spesso domande riguardo alla possibilità di rivenderlo. Ci sono delle regole da rispettare e delle implicazioni fiscali che devono essere tenute in considerazione per evitare brutte sorprese. Vediamo insieme quali sono le principali.
Rivendere un immobile acquistato all'asta: le regole da conoscere
La rivendita di un immobile acquistato all’asta è possibile, ma va affrontata con attenzione, specialmente dal punto di vista fiscale. In linea generale, gli immobili acquistati all’asta seguono le stesse regole previste per gli acquisti sul libero mercato. Una delle più importanti è la regola dei cinque anni.
L’immobile deve rimanere in proprio possesso per 5 Anni
Una delle norme principali riguarda il tempo minimo di possesso dell’immobile. Anche se acquistato all’asta, l’immobile deve rimanere nelle disponibilità dell’acquirente per almeno cinque anni prima di poter essere venduto senza incorrere in una tassazione sulla plusvalenza.
Questo significa che, se si decide di rivendere l’immobile prima di questo periodo, il ricavato sarà soggetto a imposizione tributaria. Questo meccanismo è stato introdotto per disincentivare le speculazioni finanziarie, cioè la compravendita rapida di immobili allo scopo di ottenere profitti a breve termine.
La tassazione e la plusvalenza nella rivendita di immobili
Quando un immobile acquistato all’asta viene venduto prima dei cinque anni, l’acquirente dovrà dichiarare la vendita nella propria dichiarazione dei redditi per l’anno in cui la rivendita ha avuto luogo. Il guadagno ottenuto dalla vendita, chiamato plusvalenza, sarà soggetto a tassazione.

Cos’è la plusvalenza?
La plusvalenza è la differenza tra il prezzo di acquisto dell’immobile e il prezzo della successiva vendita. In altre parole, si tratta del guadagno netto ottenuto dalla compravendita. Per il calcolo della plusvalenza, è possibile detrarre dal ricavo le spese eventualmente sostenute per interventi migliorativi sull’immobile, purché siano inerenti e debitamente documentate.
Ad esempio, se hai comprato un immobile all’asta per 100.000 euro e lo rivendi a 150.000 euro, la plusvalenza sarà di 50.000 euro. Se in questo periodo hai sostenuto delle spese per ristrutturazioni documentate per un importo di 10.000 euro, la plusvalenza tassabile sarà di 40.000 euro.
La tassazione della plusvalenza
La tassazione della plusvalenza varia in base alla natura del soggetto che rivende l’immobile: persona fisica o persona giuridica.
Plusvalenza per le persone fisiche
Se l’immobile è venduto da una persona fisica, la plusvalenza è tassata al 26%. Questo può avvenire in due modi:
In atto dal notaio: il notaio incaricato della vendita può calcolare direttamente l’imposta e applicarla in fase di rogito.
Nella dichiarazione dei redditi: l’acquirente può decidere di dichiarare la plusvalenza nel modello 730 o nel modello Redditi Persone Fisiche (ex Unico).
Questo regime fiscale si applica solo se l’immobile è stato venduto prima del termine dei cinque anni. Se, invece, la vendita avviene dopo questo periodo, non è dovuta alcuna imposta sulla plusvalenza, rendendo l’operazione fiscalmente più vantaggiosa.
Plusvalenza per le persone giuridiche
Nel caso in cui l’immobile sia stato acquistato e rivenduto da una persona giuridica (come una società), la plusvalenza rientra tra i redditi d’impresa e sarà soggetta alla normale tassazione prevista per le imprese. In questo caso, la plusvalenza non è soggetta a un'aliquota fissa, ma verrà tassata in base agli scaglioni e alle regole del reddito aziendale.
Un meccanismo per contrastare le speculazioni
L’obbligo di mantenere l’immobile per almeno cinque anni prima della rivendita con esenzione fiscale è stato introdotto per contrastare le speculazioni immobiliari. Il mercato delle aste, infatti, potrebbe altrimenti attrarre operatori che puntano a fare profitti rapidi, acquistando immobili a prezzi scontati e rivendendoli subito dopo. Questo meccanismo, regolamentato dall’articolo 76 della legge 29 settembre 1973 n. 597, tutela quindi il mercato immobiliare e mira a incentivare l'acquisto di immobili per fini abitativi o di investimento a lungo termine.

Acquistare un immobile all’asta può essere un’opportunità per ottenere un affare e realizzare il sogno di una casa più grande o in una zona più prestigiosa. Tuttavia, se si sta pensando di rivendere l’immobile, è importante conoscere le regole fiscali che regolano la tassazione della plusvalenza.
Rivendere un immobile acquistato all’asta prima dei cinque anni comporta una tassazione che può incidere significativamente sui profitti dell’operazione. Pertanto, prima di decidere di vendere, è fondamentale valutare attentamente i costi e le implicazioni fiscali, e considerare se sia più conveniente attendere il termine del quinquennio per evitare di pagare l’imposta sulla plusvalenza.
Per chi è interessato a operazioni immobiliari attraverso le aste, è sempre consigliabile rivolgersi a un professionista del settore immobiliare o a un consulente fiscale, così da essere certi di compiere scelte ponderate e vantaggiose.




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