Dall’Ombelico di Venere al Cuore di Bologna: la Storia Segreta del Tortellino
- Capital House Bologna
- 22 lug
- Tempo di lettura: 2 min
C’è qualcosa di magico nel tortellino bolognese. Non è solo un piatto della tradizione, è un simbolo. Un piccolo scrigno di pasta che racchiude sapori, ricordi e… una leggenda affascinante, che rende ogni morso ancora più speciale.
Si racconta che, secoli fa, Venere, la dea della bellezza, durante un viaggio con Marte e Bacco, fece tappa in una locanda situata tra Bologna e Modena. I tre dei, stanchi e affamati, cercavano ristoro nella tranquillità della campagna emiliana.
Il locandiere, ignaro dell’identità divina dei suoi ospiti ma profondamente colpito dalla straordinaria bellezza di quella donna misteriosa, fu preso da un’irresistibile curiosità. Durante la notte, si avvicinò alla porta della stanza di Venere e, attraverso la serratura, osò spiare.

Quello che vide lo lasciò senza fiato: l’ombelico della dea, una visione così perfetta da toccare il cuore e l’anima.
Sconvolto da quella bellezza divina, tornò in cucina con un solo pensiero in mente: catturare quell’immagine, quella forma perfetta, in un gesto concreto. Prese un foglio di pasta fresca, lo arrotolò tra le dita, e con ispirazione e stupore diede vita a una forma unica: il tortellino.
Da quel momento, nacque una delle più grandi eccellenze dell’Emilia: non solo un piatto, ma un capolavoro che unisce gusto, arte e mito.

Oggi, ogni volta che mangiamo un tortellino, celebriamo una storia d’amore, ispirazione e tradizione, tramandata di generazione in generazione. Non è solo pasta ripiena. È un omaggio alla bellezza, alla creatività, alla cultura di una terra dove il cibo è una lingua, una poesia, una preghiera.
E forse, se chiudiamo gli occhi, possiamo ancora immaginare quel locandiere, davanti a un banco infarinato, che con mani tremanti e cuore pieno, dà forma alla meraviglia.




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